martedì 7 giugno 2011

Il ciclo riproduttivo dei capannoni

Vedendo capannoni e seconde case vuoti e sfitti, mi sono sempre chiesto come mai si continua a costruire. Che virus è che guida questa follia? Beh, ne "La Voce dei Capannoni" un noto studioso ha risolto l'enigma...

L’unica specie conosciuta che sopravvive senza risorse
Una scoperta scientifica senza precedenti
Castione Andevenno - E’ la più sensazionale scoperta degli ultimi 10 anni e oramai se ne parla in tutto il mondo. Vediamo di che si tratta.
Cercheremo di spiegarvi il ciclo vitale dei capannoni riassumendolo nelle 7 fasi principali, separate e capite nel dettaglio dalla equipe del Dott. Muzzio dopo 22 anni d’attenta osservazione del fenomeno sul fondovalle valtellinese.


Innanzitutto chiariamo che ci stiamo riferendo ai soli Capannonis vuotis inutilis, poichè il comportamento ad esempio di Capannonis agricolae o industrialis segue logiche del tutto differenti e che esulano da questa trattazione.
FASE 1 - Le spore, molto simili a delle banconote da 100 euro, attecchiscono, trasportate dal protozoo Speculator edilis, esclusivamente su ex terreno agricolo, meglio se espropriato per uso pubblico e poi rivenduto a privati e arricchito con inerti di cava che lo renderanno totalmente sterile.
FASE 2 - Il feto del capannone si sviluppa in un liquido amniotico ricco di ruspe, gru e camion che veicolano al nascituro le sostanze nutritive: pannelli di cemento prefabbricati, catrame e vetrate.
FASE 3 - Ancora privo di piazzale asfaltato e ingresso diretto sulla SS38, il capannone emette i suoi primi vagiti e diventa l’habitat ideale per macchinari edili in disuso. La presenza di acari dovuti alla crisi economica fa si che molti capannoni non si sviluppino oltre questo stadio, pur continuando a vivere per molti anni. Ne troviamo esempi a Talamona e a Delebio.
FASE 4 - Capannonis vuotis inutilis raggiunge la maturità, presenta vetrate, talvolta piazzale asfaltato e esibisce un cartello all’esterno recante la scritta “Vendesi” o “Affittasi” che lo distingue dagli altri. Gli esemplari più appariscenti vengono illuminati dal basso.
Alcuni capannoni si specializzano nella vendita di strumenti per l’infanzia (gru, cemento, ruspe, camion) e per la cura dei nuovi nati.
FASE 5 - Il capannone comincia ad emettere dei ferormoni molto potenti che attirano miceti e protozoi.
Fra i primi si osservano copiosissime le Concessionarie, le Iperalidi, le Discountidi e i pericolosissimi Arredobagni carnivori che si nutrono di Homo fessus, che, pressato da una parassita detta comunemente “O lo compri o non la vedi più -gne gne gne ” , entra al suo interno e spende tutti i risparmi per uno dei numerosi e costosissimi defecatoi in esposizione.
Fra i protozoi c’è anche lo Speculator edilis che, se ha ancora qualche soldo da buttare dopo una domenica ospite delle Iperalidi, trasporta le spore nella lottizzazione più vicina dando vita ad un nuovo esemplare di Capannone.
FASE 6 - Capannonis vuotis inutilis colonizza tutta la pianura a sua disposizione e gli individui più sani, cioè non ancora intaccati da attività produttive, sfoggiano ancora orgogliosi il loro cartello.
FASE 7 - E qui la sorpresa: Capannonis vuotis inutilis, oramai nella fase adulta da molto tempo, perde per scolorimento o arruginimento il suo cartello. Inoltre la struttura inizia a farsi fatiscente ma, al contrario di tutte le altre specie viventi, non muore, resta lì, orgoglioso e in posizione eretta. Alcuni cacciatori hanno proposto l’abbattimento, ma l’opposizione degli animalisti è stata dura, forse ancor più che per i cervi del parco dello Stelvio: “Non può essere l’uomo a decidere della vita delle creature”.
Certo è che Capannonis vuotis inutilis si è dimostrato un organismo vincente, capace in un ventennio di portare all’estinzione i suoi antagonisti Agricolo poru e Paesaggio bello.
“Dopo la riserva della Val di Mello” , recita un documento recentemente sottoscritto dalla maggioranza dei politici locali, “abbiamo chiesto alla Comunità Europea l’autorizzazione per istituire la Riserva dei Capannoni: un luogo vasto quanto l’intero fondovalle e che, seguendo i suggerimenti dei nostri architetti più avvenieristici, sarà più verde di qualsiasi parco al mondo.”

Muzzio vuole il Nobel

Milano - Muzzio Cosimo, figlio di Salvatore, è originario di Trepalle, ma per motivi di studio e di lavoro risiede nella zona industriale di Chiuro. Si è laureato in Scienze Naturali all’Università di Milano con una tesi dal titolo
“La bresaola non si fa con la carne” che gli è valsa l’assunzione immediata come quality controller in un grosso salumificio valtellinese. Muzzio, mai dimentico della sua vocazione, abbandonò l’incarico nel luglio 1987, divenne frate cappuccino per così dedicarsi a tempo pieno alle grappe alle erbe e alla ricerca sperimentale.
Con la sua equipe, il Prof. Muzzio iniziò a studiare sistematicamente il ciclo vitale dei capannoni del fondovalle dal 1987, dopo che la drammatica alluvione aveva cosparso il suolo valtellinese delle necessarie spore monetarie, identificate in seguito come le sementi dei Capannonis vuotis inutilis, sia della famiglia affittanda che vendenda.
Molti diedero del pazzo al luminare quando ad un convegno scientifico aveva asserito: “Questi esemplari si moltiplicano anche senza risorse, figliano anche qualora non hanno alcun ruolo nell’ecosistema e, pure da morti, non si decompongono.”
Muzzio è stato così per anni sbeffeggiato dalla Comunità Scientifica Internazionale e la sua equipe etichettata per celia “Equipe ‘87”, ma negli ultimi tempi, dopo le immani lottizzazioni di Berbenno, Postalesio, Castione e dei Cek, le evidenze della veridicità delle sue tesi si sono palesate.
Un esempio fra tutti è il nascituro capannone di Postalesio che sta crescendo tra due strutture, una poderosa con vetrate e illuminazione notturna, nonchè insignita del cartello “affittasi”, a destra, e una scheletrica ma di grande sviluppo ponderale a sinistra, entrambe facilmente asseribili alla famiglia inutilis.

Si tratta forse della prova inconfutabile che esistono esseri immortali?
“Meglio non trarre conclusioni affrettate”, ci ha ribadito il candidato al Nobel. E, con la modestia che lo contraddistingue anche dopo l’improvvisa e meritata fama, ha aggiunto: “In vertità, in verità vi dico che la specie inutilis sta superando in numero la specie utilis , forse perchè il veicolo delle spore, un po’ l’ape della situazione per intenderci, identificato nel protozoo Speculator edilis (Il protozoo Speculator edilis è stato isolato già molti anni fa durante degli studi sui miceti della famiglia Condominiettis
turistorum presenti copiosi a Aprica, Bormio, Madesimo e Valmalenco), pare gradire maggiormente il polline di questa seconda specie, di cui, una volta conosciuto il sapore, non riesce più a fare a meno.”
Per una simile scoperta Muzzio si pone di diritto come il principale candidato al Premio Nobel. (Beno)

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi qui il tuo commento.