sabato 1 settembre 2012

Strade di montagna inutili e altre scelleratezze in arrivo

Ecco quel che si legge nel sito delle Provincia datato 2 agosto 2012...
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&ved=0CEsQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.provincia.so.it%2Fdownload.asp%3Ffile%3D%2Fambiente%2Facqua%2Fderivazioni%2Felenco%2Fderivazione_03-08-2012_id369%2Fdomanda_03-08-2012.pdf&ei=leY1UKTIG4rvsgbVwoGIBw&usg=AFQjCNFEbqn4KIIFZ1mLO_B68eHw919eLA

Nota: captazione torrente Secchione è immediatamente a valle dell'Alpe Pirlo.

Ne approfitto per allegare qui di seguito mi a riflessione datata 29-giugno 2012 inoltrata alla stampa locale, ma mai pubblicata...

Strade di montagna inutili e altre scelleratezze in arrivo?

Domenica 11 giugno di rientro da una passeggiata solitaria serale lungo i sentieri che sovrastano Chiesa, ho fotografato, da semplice cittadino, quell'opera insulsa e sovradimensionata rispetto a qualsiasi necessità agricola, che sta cancellando il sentiero che conduce al maggengo del Pirlo, un magnifico tracciato pedonale risultato del tempo e delle leggi della natura.
Ho visto una ferita nella montagna larga sei metri, tale da sollevare il dubbio che possa celare finalità non dichiarabili.
Ho documentato lo sprezzo dimostrato per la singolarità espressa dal nostro territorio che si aggiunge all'inesauribile e sistematica distruzione delle nostre preziose attrattive turistiche e del bene comune, a vantaggio di pochi.
Dopo la mia segnalazione, ho appreso che il cantiere è stato sequestrato dalle autorità competenti, segno inequivocabile che le perplessità espresse avevano un fondamento oggettivo.

Ai sostenitori ad oltranza delle fantomatiche strade ad uso agricolo, al lamento delle maestranze a cui è stato spento l'escavatore, ricordo che è lecito sostenere l'utilità delle strade e il diritto al lavoro, a patto che rispettino le regole, le prescrizioni progettuali e i riferimenti di legge in materia.

Ai fanatici delle rotabili d'alta quota per finalità manutentive ricordo che l'equazione strada = cura del bosco e manutenzione del territorio è quanto meno superficiale se non totalmente errata: esistono infatti innumerevoli esempi di luoghi raggiunti da strade agricole, comunali, provinciali e statali ove il degrado e l'avanzata dell'incolto è continua e sotto gli occhi di tutti (pur con magnifiche strade di servizio).

Agli indignati suggeritori di percorsi alternativi, chiedo dov'erano quando era il tempo di vigilare sull'inizio dei lavori.

A coloro che considerano voci autorevoli unicamente chi conosce le fatiche dell'agricoltura di montagna, suggerisco di verificare anzitutto la proprio curriculum agreste e ricordo che, per quanto riguarda la conoscenza della “barriera della fatica” (come la definisce il grande alpinista Kurt Diemberger) rappresentata dal muoversi a piedi, ho qualche consolidata esperienza per tradizione familiare e professionale.

Ma noi malenchi non abbiamo nulla da dire?
Dove sono i discendenti di quei fieri abitanti che a partire dai primi del '900 resero Chiesa una tra le località di villeggiatura più ambite delle Alpi?
A parte la testimonianza e sostegno del miglior albergo di Chiesa, l'Hotel Tremoggia, dove sono tutti i restanti operatori del turismo?
Gli artisti, gli eccellenti cantori e testimoni della storia locale?
E gli abitanti dell'intera Valle, privati in un lampo e per sempre ancora una volta di un bene che appartiene a tutta la comunità, da conservare e tramandare integro per le future generazioni?
Dove sono gli appassionati alpinisti, i locali sodalizi alpini? I frequentatori dei boschi? I numerosi corridori che regolarmente incontro tra l'Alpe Lago e il Pirlo? Felici di respirare e correre a due passi da casa, su un fondo ricoperto di aghi di pino entro pinete aromatiche?

Non basta più qualche brividino di inorridimento, oltre il quale non è opportuno o sconveniente andare, forse è giunto il tempo in cui i malenchi che vogliono bene alla propria valle e sperano che i propri figli possano qui crescere sereni alzino la testa.

Ciò vale ancor di più dopo aver letto le recenti dichiarazioni dell'On. Del Tenno in merito alla proposta di un ulteriore impulso allo sfruttamento dei residui rivoli d'acqua a scopo di lucro idroelettrico, quale panacea della crisi economica in Valtellina.
Dopo questa sparata le parole di Calvino si confermano di un'attualità sconcertante: “Bastò l'avvento di generazioni più scriteriate di imprevidente avidità, gente non amica di nulla, neppure di se stessa, e tutto ormai è cambiato, nessun Cosimo potrà più incedere per gli alberi”.
Per la Valmalenco, già abbondantemente   saccheggiata, questo assalto significherebbe il colpo di grazia.
Ricordo a Del Tenno che la natura selvaggia, unica vera risorsa turistica che ci rimane, riposa sulle vette del Bernina, così come nei boschi dimenticati del fondovalle.
Essa rappresenta un mondo complesso, refrattario alle semplificazioni, dove si fondono irripetibili combinazioni di storia, geologia, morte, vita, caos e geometria.
Certo non si può pretendere che chi siede in Parlamento conosca i grandi narratori dell'incanto della natura come Henry David Thoreau e John Muir, ma che dimostrino almeno un po' di attaccamento alle proprie radici...
Basterebbe ricordare cosa scrisse nel lontano 1969 Ezio Pavesi, medico condotto di Valmalenco, nell'introduzione alla sua guida turistica della Valle: “ di questo mondo si è voluto parlare perchè quassù è bello vivere, assaporando lo splendore naturale di questi luoghi, solo se si ha l'accortezza di non guastarli, ma di conservarli così come li troviamo.”
 29 giugno 2012 Michele Comi guida alpina Valmalenco