domenica 19 giugno 2011

Scoop: esplosione demografica in valtellina!


Non ve ne siete accorti? L'Istat non l'ha ancora (erroneamente) confermato?

La popolazione valtellinese è in esponenziale aumento!

Complice, forse, il boom di nuovi posti di lavoro che hanno trovato sede nella miriade di capannoni del fondovalle, la provincia di Sondrio sta diventando un luogo davvero affollato.

Almeno, così pare valutando la quantità di nuove abitazioni che sono state recentemente costruite su tutto il territorio e che, come funghi, spuntano in ogni fazzoletto di terra ancora vergine.

Senza un'esplosione demografica in corso, del resto, come giustificare questo enorme spreco di suolo e cemento?? Dilagano case e casette brianza-style, mono-bi-tri-quadri familiari, realizzate con dovizia di copia e incolla, per non parlare dei metri cubi che si stanno elevando in verticale, dando alla luce nuovi inquietanti obbrobri.

Non si può certo pensare che tutti i cartelli "vendesi" che vi sono stati apposti siano veritieri! Gli acquirenti, sicuramente, stanno già facendo a botte per ottenerne il proprio "mulino bianco" e i traslochi sono previsti a brevissimo...

In men che non si dica saranno stuccate le dilaganti crepe, abbattute le piante infestanti che hanno preso possesso dei giardini, sfrattate le colonie di gatti e nuovi raggianti proprietari potranno farvi trionfale ingresso.

Non ci credete?? Ritenete che sia già quasi un miracolo riempire l'infinità di appartamenti vuoti nella sola Sondrio?? Siete i soliti pessimisti!

I nostri nonni ci hanno insegnato ad evitare gli sprechi, gli anni Settanta a condannare la cementificazione selvaggia: mai si potrebbe pensare che questa nuova ondata di lottizzazioni sia priva di senso e non nasca da una reale necessità del territorio.

Anche perchè, altrimenti, occorrerà aspettare la prossima crisi economica per liberarsi di quelle che saranno ormai fatiscenti strutture, nella speranza che, anche in quel caso, per non lasciar ferme le ruspe le imprese edili vogliano alzare le benne...ma questa volta per distruggerle!!

martedì 7 giugno 2011

Le strade della nostra valle

Le condizioni generali delle nostre strade, specie del fondo stradale, sono pietose.
C'è da chiedersi come mai, visto che nella vicina Svizzera il manto stradale è un biliardo.
La risposta è semplice: "Fa e desfà i-è sempu laurà", per cui da noi le infrastrutture vengono realizzate nel modo peggiore possibile per avere costi bassi e ben presto l'appalto per la manutenzione. Pensate per esempio che da me a Montagna la strada panoramica è stata scavata e riasfaltata per ben 3 volte in poco tempo: una volta per i cavi del telefono, una seconda per l'acqua rurale e una terza per il metano. Io mi chiedevo perchè non si poteva fare il buco una volta sola. Beh, ora mi rispondo da solo: "Fa e desfà i-è sempu laurà".
Allego un articolo de La Voce dei Capannoni in cui Giordano Gusmeroli cercava di declamare la bellezza della sp13 della Valmalenco che, forse per in circuito di rally, o di test di sospensioni, potrebbe trovare una finalità che ne giustifica le fattezze...

VALTELLINA DA CAR


parigi - Per la prima volta la “Da car”, importante manifestazione che stà touching tutti i paesi più affascinanti ed impervi del mondo, si svolgerà sulle nostre strade.
Nella dura selezione operata dalla giuria per la scelta della location hanno avuto la meglio la SS38 e le nostre diaboliche provinciali. Il nostro comprensorio viario si è imposto di slancio su quelli di altri quotatissimi paesi concorrenti tra cui Chad, Cambogia e Kamchatka.
particolari del fondo stradale della SP13


Dallo Stelvio ai piedi del Maloja, su un race molto tecnico di oltre 160 km impreziosito da 2 milioni di voragini si sfideranno i mezzi più prestazionali e resistenti del mondo.
Molto lusinghieri sono stati i commenti dei piloti, per nulla spaventati dalle difficoltà del tracciato che, come molti ormai sapranno, da qualche anno fa anche da ‘banco di prova’ per i maggiori brand mondiali di telai, sospensioni e preservativi.
Marchi del calibro di “SUV & SUV”, “NEON HAMMER” e “EPO BIKERS” vengono in valle ogni qualvolta ci sia da testare una nuova tecnologia in fatto di resistenza dei materiali di ciclistica per le competizioni e non.

Lo start avrà luogo il 1° gennaio 2010 da Prato allo Stelvio e di lì attraverso le più famose road (tra le quali non si possono non citare la SP13 della Valmalenco e la SS39 dell’Aprica celebri per le loro voragini spettacolari e cunette vertiginose) la grande carovana di moto, auto, camion cingolati e mezzi d’assalto giungerà a Villa di Chiavenna.

Entusiasti albergatori e ristoratori che ospiteranno tutto il personale della logistica e dell’assistenza agli equipaggi, nonchè gli innumerevoli supporter che giungeranno da tutto il mondo.

Il Presidente della Provincia e quello dell’ANAS di concerto con il Ministro delle Infrastrutture si sono detti orgogliosi dei lavori non svolti:
“Grandi sacrifici e fatica economica - ha sottolineato il responsabile alla viabilità - per giungere ad un risultato che farà da rampa di lancio per il turismo e per la crescita economica della nostra zona.
Le numerose lettere aperte di commento alla viabilità che abbiamo ricevuto negli ultimi mesi ci dimostrano l’affetto degli elettori. Mai lo share di gradimento delle autorità era stato tanto elevato e questo ci suggerisce di perseguire su questa strada.”

Il ciclo riproduttivo dei capannoni

Vedendo capannoni e seconde case vuoti e sfitti, mi sono sempre chiesto come mai si continua a costruire. Che virus è che guida questa follia? Beh, ne "La Voce dei Capannoni" un noto studioso ha risolto l'enigma...

L’unica specie conosciuta che sopravvive senza risorse
Una scoperta scientifica senza precedenti
Castione Andevenno - E’ la più sensazionale scoperta degli ultimi 10 anni e oramai se ne parla in tutto il mondo. Vediamo di che si tratta.
Cercheremo di spiegarvi il ciclo vitale dei capannoni riassumendolo nelle 7 fasi principali, separate e capite nel dettaglio dalla equipe del Dott. Muzzio dopo 22 anni d’attenta osservazione del fenomeno sul fondovalle valtellinese.


Innanzitutto chiariamo che ci stiamo riferendo ai soli Capannonis vuotis inutilis, poichè il comportamento ad esempio di Capannonis agricolae o industrialis segue logiche del tutto differenti e che esulano da questa trattazione.
FASE 1 - Le spore, molto simili a delle banconote da 100 euro, attecchiscono, trasportate dal protozoo Speculator edilis, esclusivamente su ex terreno agricolo, meglio se espropriato per uso pubblico e poi rivenduto a privati e arricchito con inerti di cava che lo renderanno totalmente sterile.
FASE 2 - Il feto del capannone si sviluppa in un liquido amniotico ricco di ruspe, gru e camion che veicolano al nascituro le sostanze nutritive: pannelli di cemento prefabbricati, catrame e vetrate.
FASE 3 - Ancora privo di piazzale asfaltato e ingresso diretto sulla SS38, il capannone emette i suoi primi vagiti e diventa l’habitat ideale per macchinari edili in disuso. La presenza di acari dovuti alla crisi economica fa si che molti capannoni non si sviluppino oltre questo stadio, pur continuando a vivere per molti anni. Ne troviamo esempi a Talamona e a Delebio.
FASE 4 - Capannonis vuotis inutilis raggiunge la maturità, presenta vetrate, talvolta piazzale asfaltato e esibisce un cartello all’esterno recante la scritta “Vendesi” o “Affittasi” che lo distingue dagli altri. Gli esemplari più appariscenti vengono illuminati dal basso.
Alcuni capannoni si specializzano nella vendita di strumenti per l’infanzia (gru, cemento, ruspe, camion) e per la cura dei nuovi nati.
FASE 5 - Il capannone comincia ad emettere dei ferormoni molto potenti che attirano miceti e protozoi.
Fra i primi si osservano copiosissime le Concessionarie, le Iperalidi, le Discountidi e i pericolosissimi Arredobagni carnivori che si nutrono di Homo fessus, che, pressato da una parassita detta comunemente “O lo compri o non la vedi più -gne gne gne ” , entra al suo interno e spende tutti i risparmi per uno dei numerosi e costosissimi defecatoi in esposizione.
Fra i protozoi c’è anche lo Speculator edilis che, se ha ancora qualche soldo da buttare dopo una domenica ospite delle Iperalidi, trasporta le spore nella lottizzazione più vicina dando vita ad un nuovo esemplare di Capannone.
FASE 6 - Capannonis vuotis inutilis colonizza tutta la pianura a sua disposizione e gli individui più sani, cioè non ancora intaccati da attività produttive, sfoggiano ancora orgogliosi il loro cartello.
FASE 7 - E qui la sorpresa: Capannonis vuotis inutilis, oramai nella fase adulta da molto tempo, perde per scolorimento o arruginimento il suo cartello. Inoltre la struttura inizia a farsi fatiscente ma, al contrario di tutte le altre specie viventi, non muore, resta lì, orgoglioso e in posizione eretta. Alcuni cacciatori hanno proposto l’abbattimento, ma l’opposizione degli animalisti è stata dura, forse ancor più che per i cervi del parco dello Stelvio: “Non può essere l’uomo a decidere della vita delle creature”.
Certo è che Capannonis vuotis inutilis si è dimostrato un organismo vincente, capace in un ventennio di portare all’estinzione i suoi antagonisti Agricolo poru e Paesaggio bello.
“Dopo la riserva della Val di Mello” , recita un documento recentemente sottoscritto dalla maggioranza dei politici locali, “abbiamo chiesto alla Comunità Europea l’autorizzazione per istituire la Riserva dei Capannoni: un luogo vasto quanto l’intero fondovalle e che, seguendo i suggerimenti dei nostri architetti più avvenieristici, sarà più verde di qualsiasi parco al mondo.”

Muzzio vuole il Nobel

Milano - Muzzio Cosimo, figlio di Salvatore, è originario di Trepalle, ma per motivi di studio e di lavoro risiede nella zona industriale di Chiuro. Si è laureato in Scienze Naturali all’Università di Milano con una tesi dal titolo
“La bresaola non si fa con la carne” che gli è valsa l’assunzione immediata come quality controller in un grosso salumificio valtellinese. Muzzio, mai dimentico della sua vocazione, abbandonò l’incarico nel luglio 1987, divenne frate cappuccino per così dedicarsi a tempo pieno alle grappe alle erbe e alla ricerca sperimentale.
Con la sua equipe, il Prof. Muzzio iniziò a studiare sistematicamente il ciclo vitale dei capannoni del fondovalle dal 1987, dopo che la drammatica alluvione aveva cosparso il suolo valtellinese delle necessarie spore monetarie, identificate in seguito come le sementi dei Capannonis vuotis inutilis, sia della famiglia affittanda che vendenda.
Molti diedero del pazzo al luminare quando ad un convegno scientifico aveva asserito: “Questi esemplari si moltiplicano anche senza risorse, figliano anche qualora non hanno alcun ruolo nell’ecosistema e, pure da morti, non si decompongono.”
Muzzio è stato così per anni sbeffeggiato dalla Comunità Scientifica Internazionale e la sua equipe etichettata per celia “Equipe ‘87”, ma negli ultimi tempi, dopo le immani lottizzazioni di Berbenno, Postalesio, Castione e dei Cek, le evidenze della veridicità delle sue tesi si sono palesate.
Un esempio fra tutti è il nascituro capannone di Postalesio che sta crescendo tra due strutture, una poderosa con vetrate e illuminazione notturna, nonchè insignita del cartello “affittasi”, a destra, e una scheletrica ma di grande sviluppo ponderale a sinistra, entrambe facilmente asseribili alla famiglia inutilis.

Si tratta forse della prova inconfutabile che esistono esseri immortali?
“Meglio non trarre conclusioni affrettate”, ci ha ribadito il candidato al Nobel. E, con la modestia che lo contraddistingue anche dopo l’improvvisa e meritata fama, ha aggiunto: “In vertità, in verità vi dico che la specie inutilis sta superando in numero la specie utilis , forse perchè il veicolo delle spore, un po’ l’ape della situazione per intenderci, identificato nel protozoo Speculator edilis (Il protozoo Speculator edilis è stato isolato già molti anni fa durante degli studi sui miceti della famiglia Condominiettis
turistorum presenti copiosi a Aprica, Bormio, Madesimo e Valmalenco), pare gradire maggiormente il polline di questa seconda specie, di cui, una volta conosciuto il sapore, non riesce più a fare a meno.”
Per una simile scoperta Muzzio si pone di diritto come il principale candidato al Premio Nobel. (Beno)

L'allevamento in Valtellina

Come si sa, il settore primario in Italia è condiderato meno che zero, tant'è che coltivatori e allevatori sono soggetti a soprusi continui, specialmente qualora questi siano dei piccoli ed onesti produttori. Storie paradossali ne ho sentite molte, ma in Valmalenco è successo che più di una volta, dopo una speculazione edilizia che ha portato alla nascita di un nuovo condominio nei pressi di una stalla, il pastore sia stato esiliato perchè l'odore delle sue bestie infastidiva i proprietari quando si recavano nella loro casetta di villeggiatura quei 10 giorni scarsi all'anno!
Su questo scrissi nel 2009 un brano satirico che avevamo pubblicato ne "La voce dei Capannoni", dove ho paragonato i nostri pastori agli indiani d'America:

La riserva degli Allevatori

Fort Galinna - Gli Allevatori (dalla parola Cek che significa “nemico”) erano una popolazione assai diffusa nella Valtellina alpina. Originariamente gli Allevatori erano divisi in sei gruppi regionali, ognuno di questi era a sua volta composto da numerose bande locali il cui capo si faceva chiamare “cargamùnt”.
Gli Allevatori erano un popolo nomade (trasumavano dall’alpeggio alla stalla ogni 6 mesi), dedito alle mucche, alle capre e alle pecore. La speculazione edilizia era poco sviluppata, ma con il passare del tempo iniziarono a vendere i propi prati e le proprie stalle ai Costruttori, altra tribù nomade ma molto più evoluta; l’usanza, dopo l’avvento dei Costruttori, prevedeva che al momento del matrimonio l’uomo Allevatori si stabilisse presso un bar e sperperasse tutto il ricavato ai videopoker.
L’abitazione degli Allevatori era costituita da casa con stalla, ossia una zona riservata agli uomini e una agli animali. Generalmente le strutture venivano collocate al centro del paese. Le dimensione e l’accuratezza della costruzione variava a seconda delle bestie e dei figli da allevare.
L’intelaiatura era costituita da pietre e legni. Parte dello spazio veniva riempito con fieno e legna per l’inverno. In cima vi era un foro per far fuoriuscire il fumo, detto camino.
Spesso vicina all’abitazione vi era un’ampia struttura chiamata zocca della grassa, conosciuta anche come letamaia, la quale veniva utilizzata come deposito per le feci degli animali.
Abitualmente gli abiti degli Allevatori erano sporchi; gli uomini indossavano pure gli stivali di gomma. Le donne Allevatori avevano un ruolo importante nella vita familiare: raccoglievano legna e acqua e mungevano con eccezionale precisione.
Gli Allevatori praticavano una religione magico-sciamanica detta cattolicesimo, tenendo in grande considerazione il culto degli antenati e degli spiriti.
Alla fine del sec. XX i gruppi di Allevatori presero a integrare la loro tradizionale economia con numerose razzie contro gli insediamenti turistici e, più tardi, contro le fuoriserie dei figli di papà dirette alla loro seconda casa per i 3 giorni d’apertura annuale (ricordiamo le immani code generate dai Trattori, la loro bestia da soma).
I cattivi odori emessi dal bestiame accompagnati dai fastiodiosi muggiti e belati costrinsero i poveri Secondicasisti, che avevano da poco acquistato il loro loculo bifamiliare nel paese, a protestare con l’amministratore comunale amico del costruttore che gli aveva venduto la casetta.
Oggi, dopo le numerose multe ricevute, gli Allevatori sono stati confinati in riserve (e.g. Pra Maler e San Giuseppe) dove si spera, viste le disagiatissime condizioni di vita indotte, rinuncino ben presto alle loro attività primordiali per occuparsi nell’edilizia o nel terziario.

Serpentino da mangiare


Il perchè di un festival

La Valmalenco con la sua ricchezza geologia non poteva che scegliere le pietre come suo bene strategico, veicolo per intrecciare passato, presente e futuro.

Tematizzare la pietra locale significa infatti riconoscerle un significato culturale che trascende l'interesse soggettivo valorizzando le risorse ambientali per farle divenire strumenti di crescita collettiva.

Il perchè di una gestione privata

Le forze intellettuali ed economiche che alimentano il festival rappresentano una forma innovativa di gestire l'evento, un metodo teso a sviluppare una forma di rete territoriale che, messa in opera, ne sfrutti l'indubbio vantaggio competitivo.

Il carattere interdisciplinare del festival permetterà al pubblico di vivere liberamente esperienze intellettuali, sensoriali e sociali. I giorni della pietra facendo perno sulla Biennale di scultura della Valmalenco e sugli eventi ad essa connessi, intende rappresentare una forma di comunicazione della cultura che si pone in discontinuità con le politiche tradizionali locali..

Queste perle sono tratte dall'introduzione al prossimo festival della pietra malenca http://www.sondrioevalmalenco.it/home.jsp?idrub=4997

Resta un bel mistero nella realtà estrattiva odierna trovare il "significato culturale che trascende l'interesse soggettivo valorizzando le risorse ambientali per farle divenire strumenti di crescita collettiva...."

Sarebbe interessante verificare nelle cave in quota il livello di "esperienze sensoriali" possibili...

L'assuefazione all'orrore è ormai cosa fatta in Valmalenco, ma questo è decisamente troppo!
Michele Comi
guida alpina Valmalenco
note:
-l'escavatore nella foto è praticamente sul confine delle aree SIC-ZPS IT20416 Monte di Scerscen, Ghiacciaio di Scerscen e Monte Motta - di recente approvazione, senza nessuna zona "cuscinetto"
-segnalo inoltre che rumori prodotti dalle cave in quota sono oggi chiaramente udibili dalle creste sommitali spartiacque Argent-Zupò- Bellavista sul filo dei 4000m

Si ricomincia con schifezze in Valtellina

Ciao a tutti,
gli impegni della rivista in questi anni mi hanno costretto a trascurare questo blog, ma ora con nuovi collaboratori faccio conto di ridargli vita.
Ho letto molti commenti sul post che avevo fatto in merito alla val Bodengo. Quello che volevo sottolineare è quanto il luogo, che personalmente ritengo uno dei più belli dell'intera provincia, stia degradando negli ultimi anni. E la strada è solo una delle tante cose che, secondo me, è fuori luogo in un paradiso come la val Bodengo. Io nel mio cuore, avrei sperato tutto rimanesse come le prime volte che l'avevo visitate da piccolo, ma non è stato così.
Spero la val Codera riesca a salvarsi, perchè proprio lì di fronte, la val dei Ratti, sta per essere agguantata anch'essa da una strada che, come sempre accade , finirà a cancellare tutti i sentieri.
Comunque tutta la Valtellina è un disastro in quanto a opere scellerate. Qui nella vicina Valmalenco basti guardare la strada che dal Lago di Chiesa sale verso la Bosio, la mega lottizzazione a Zarri nel comune di Spriana, solo per citare alcune schifezze recenti e non colpire un bersaglio facile come il triumcementificati di Chiesa-Caspoggio-Lanzada dove, nonostante tutto lo sfitto e invenduto, si continuano a buttar su parallelepipedi di cemento.
Volendo andare ancora più vicino, mi fermo al mio comune di Montagna in Valtellina. I sentieri sono lasciati andare a spine, a vista da casa ho due garage abitati ( e li tocchiamo il fondo della speculazione di basso rango), c'è in zona cà Rossa, in mezzo ai vigneti, uno scavatorista che si è fatto la casa per lui e il figlio in una zona che dovrebbe avere solo vigne e l'abuso è ben visibile anche da Sondrio. Ma al solito costa meno far rimuovere i nastri del sequestro che edificare dove è lecito.
Per non parlare di motoslitte che scorazzano selvagge , del lavaggio del cervello che i mass media fanno alle persone inculcandogli la necessità di lavorare come pazzi per poi sperperare tutto il guadagno nei centri commerciali.
Ognuno ha il suo insomma. Sarebbe bello condividere su questo blog le vostre segnalazioni, così da dimostrare che le schifezze accadono, ma non ne rimaniamo indifferenti. In fondo non si può accettare che per denaro e ignoranza si distrugga tutto.

Per diventare degli autori basta che mi mandiate una email a lemontagnedivertenti@gmail.com e vi abiliterò a postare le vostre segnalazioni.
Mi raccomando: parliamo solo di fatti che ben conosciamo, per non scadere in discussioni senza fondamento e facilmente contestabili.

A presto
Beno