
Ecco una triste immagine della superstrada Alpe Lago Airale.
Larghezza minima 4 metri, in molti punti almeno 6.
Qui di seguito allego riflessione su queste opere inutili e dannose risalente al 2009 rimasta senza risposta...
E ora ruspa pronta per il Pirlo! Poveri noi..
STRADA PIRLO: SIAMO PROPRIO CERTI DI QUEL CHE STIAMO FACENDO??
Senza l’intervento secolare di generazioni di malenchi, quel piccolo gioiellino che è il maggengo del Pirlo non sarebbe lo splendido luogo decantato da tanti illustri personaggi, così come descritto dettagliatamente da Giuseppe Turani nel recente articolo apparso su Repubblica.
L’uomo da queste parti, come in tutte le Alpi, è stato un eco-fattore straordinario ed ha avuto la capacità di arricchire il suo habitat secondo natura ed in modo originale, realizzando radure e terrazzamenti in linea con un compromesso millenario fra uomo e ambiente.
Le quotidiane fatiche della famiglia Bagiolo che i sega i pra del Pirlo (che falciano regolarmente i prati del Pirlo), hanno consentito recentemente al divo di Hollywood George Clooney di fare pic-nic su una distesa d’erba rasata come uno dei migliori green del pianeta!
Senza il loro lavoro, sovente strappato ai giorni di riposo e alle ferie, avrebbe trovato una distesa di rovi e scignun (erbe e paglie incolte).
Oltre al lato estetico, non possiamo non ricordare che il lavoro di questi pochi eroici uomini di montagna è una delle poche azioni concrete che ripristina quella cultura “verticale” capace di garantire anche l’equilibrio idrogeologico.
Ora, a detta degli amministratori della Valmalenco, la realizzazione di una strada, permetterebbe il miglior mantenimento del maggengo e consentirebbe di dare risposte al progressivo degrado del territorio montano.
La domanda che viene spontanea è se tale decisione risulta sufficientemente ponderata, frutto di tutte le riflessione ed analisi del caso, che precedono la realizzazione di un’opera irreversibile, considerando l’eccezionalità dei luoghi e le note conseguenze negative, con annessi e connessi, che potrebbero innescarsi a catena, se si andrà a consentire l’avvicinamento di mezzi motorizzati al maggengo.
Pur se animata dalle migliori e più nobili intenzioni, come l’accesso chiuso e l’auspicata realizzazione a regola d’arte, alla “svizzera” (al momento pura teoria almeno in Valmalenco), questa frenesia costruttiva pone più di un quesito.
Occorre ad esempio ricordare che presso il vicino maggengo di Giumellino, raggiunto da qualche anno dalla strada, non esiste un solo prato falciato, mentre il Pirlo, raggiungibile solo da un misero tracciato pedestre è quel luogo incantevole che conosciamo, con ampi prati regolarmente falciati.
Contrastare il degrado e favorire l'agricoltura di montagna significa quindi attivare un sostegno vero ed autentico a chi realmente vive e lavora in quota, non già nella realizzazione di opere dalle dubbie finalità agricole.
Sappiamo inoltre che il Pirlo è una nota ed antichissima zona d’estrazione della Pietra Ollare e rientra tuttora tra i poli estrattivi di valle: forse una stradicciola ad uso agricolo larga “solo” 3 metri potrebbe consentire anche un più rapido ed intensivo trasporto a valle della nobilissima pietra verde malenca??
Chiediamoci quindi, prima di dar vai libera alla ruspa, se un po' di cautela non guasterebbe.
Michele Comi geologo e guida alpina della Valmalenco