giovedì 25 ottobre 2012

La fiera del disgusto


Sono convinto che la colpa dello schifo che circonda la nostra terra, oltre che dei pessimi politici che la governano, sia anche della gente che a queste persone non si sa ribellare e permette loro di fare ciò che vogliono.
Non odiamo i politici e certi imprenditori perchè sono disonesti, ma perchè siamo invidiosi della loro posizione di privilegiati e vorremmo essere al loro posto. È questa la ragione per cui non abbiamo il coraggio di prendere posizioni, ma siamo qui pure noi sperando arrivi il nostro turno.
Certi uomini stanno rovinando la Valtellina, solo per gola e sete di soldi o potere, e tessendo legami sempre più stretti con gli imprenditori più avidi e con meno scrupoli. È il modello Italia a cui abbiamo aderito al grido di "Roma Ladrona", mal celando una vergognosa ipocrisia di fondo che ci fa persone non certo migliori di quelle che andavamo contestando.
Politica e business sono diventati una cosa sola.
Spero questo mondo cambi presto prima che le cose belle della nostra valle finiscano in cenere.

Leggete qui la notizia che riporta il prof. Michele Corti:
"Alla vigilia del Salone del Gusto sono numerose le notizia di stretta attualità che vedono protagonista il Bitto storico. Tra riconoscimenti e angherie il Bitto storico va avanti con la consapevolezza di rappresentare una bandiera di resistenza casearia, umana, condadina. Come tutte le bandiere rappresenta un riferimento luminoso per alcuni, un simbolo da distruggere per altri. È emblematico che mentre il Bitto storico sia oggetto di interesse delle componenti politiche e dell'ente di ricerca della Regione Lombardia, la DG Agricoltura  perseveri nel trattare i produttori del Bitto storico come appestati. Mentre appaiono in televisione ("Che tempo che fa") con Petrini e i presidi Slow Food mondiali più rappresentativi quali rappresentanti italiani di una agricoltura eroica. leggi tutto

I bravi di Don Rodrigo esistono ancora.

Mentre si montano gli stand del salone del gusto a Torino arriva questa mattina a Gerola alta (dove Ciapparelli sta mettendo a posto il centro del Bitto prima di partire per Torino) una telefonata da Slow Food: la Regione Lombardia (leggi qualche funzionario della DG agricoltura) minaccia di rititarsi dal Salone con lo stand istituzionale se di fronte ci sono quelli Bitto storico. Lo stand dei presidi di Lombardia è infatti di fronte a quello istituzionale della Regione e il Presidio del Bitto storico doveva essere ovviamente li. Ciapparelli per senso di responsabilità accetta di spostarsi di 50 m.

A me questa storia fa venire in mentre i bravi di Don Rodrigo. "Quello stand lì non ci deve stare". Ma con quale diritto? I produttori del Bitto storico, anche se fossero produttori come gli altri meritano un trattamento simile?  Come può una grande istituzione angariare un gruppo di produttori agricoli nel contesto di iniziative per promuovere l'agricoltura lombarda e i suoi prodotti di eccelenza? Molti hanno visto  lunedì sera Ciapparelli e la Cristina Gusmeroli (casara di 18 anni) a "Che tempo fa" con Petrini e i più significativi presidei mondiali di Slow Food ersano li a rappresentare l'Italia dell'agricoltura eroica. Chi non li ha visti avrà forse letto La Provincia che oggi dava ampio spazio alla cosa.

Regione Lombardia ha già fatto una magra figura il 12 ottobre quando a Morbegno al Convegno sulla zootecnia di montagna Fausto Gusmeroli non ha potuto parlare per il veto dell'Ass. De Stefani. Al posto di un vero esperto di zootecnia, pascoli, prati e formaggi (per questo da fastidio) hanno chiamato TIRELLI, amministratore delegato di IPERAL. Bella figura per la Regione Lombardia presente a Morbegno con tutto il vertice agricolo (ex-assessore e super-burocrati) accettare i veti di un ass. provinciale ad una manifestazione organizzata da lei e da lei sponsorizzata."